Lavorare di meno. Ed essere più felici!

Mentre un quinto dei lavoratori giapponesi sembra sia a rischio suicidio a causa del troppo lavoro (è appena uscito il libro bianco governativo che si basa su un sondaggio tra oltre 1700 aziende e quasi 20mila impiegati, realizzato a cavallo tra il 2015 e il 2016), l’annuale statistica dell’Ocse – Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo afferma che lavorare di meno, rende più felici.

La Germania, per esempio, è il paese dove si lavora meno in termini di ore settimanali, sia rispetto al resto dell’Europa che del mondo. Tra i più stacanovisti, oltre il Giappone e la Cina, c’è anche la Colombia (48,3 ore settimanali), Messico (44,7) e Costa Rica (43,3). L’Italia? Il nostro Paese si colloca a metà classifica, con una media di 35,4 ore settimanali del 2014, scese a 33,7.

Lavorare di meno, dimostra la ricerca dell’Ocse, permette però di guadagnare di più. Una retribuzione più alta sembra andare di pari passo con un orario più ridotto e flessibile. Gli svedesi, per esempio, dove si lavora in media 31 ore alla settimana, sono i principali sostenitori della teoria per cui il (poco) lavoro va bene alla salute, abbassa lo stress e aumenta la produttività.

In generale sembrerebbe che lavorare tre giorni su cinque sarebbe il modo migliore per rendere il massimo sul lavoro. Meno ore, però, significa anche più guadagno. E non si parla solo di soldi!

Lavorare meno permette di guadagnare in salute, benessere e felicità.
In alcuni paesi (Irlanda, Olanda, Danimarca, Svizzera) questa rivoluzione è già realtà, quanto toccherà all’Italia?

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