L’arte fa bene al business?

Il rapporto tra arte e azienda è un rapporto non solo possibile ma anche vantaggioso.

Quello delle Corporate Art Collection è un fenomeno che nel corso degli anni – specie nell’ultimo trentennio – si è andato via via consolidando anche in Italia e che, oggi, deve necessariamente fare i conti con i temi della sua gestione e valorizzazione e sfidare i budget – sempre più poveri – imposti dalla crisi.

Se storicamente il fenomeno, soprattutto in una prima fase, ha interessato il settore bancario e assicurativo, oggi invece investe realtà aziendali tra le più disparate che, per ragioni diverse, decidono di investire risorse economiche importanti nell’acquisizione di opere d’arte e beni culturali.

Arte e impresa seguono da sempre percorsi differenti. L’impresa è dotata di razionalità strumentale e mira al conseguimento di un risultato concreto dove la standardizzazione è necessaria per far fronte al contenimento dei rischi e all’ottimizzazione dei costi, il tempo è molto frammentato; l’arte al contrario ha una razionalità mediata da sentimenti e passioni, non subisce standardizzazioni o pensieri sequenziali, non vive il tempo come uno stress e soprattutto intreccia sempre una moltitudine di storie. L’arte potrebbe quindi aiutare l’impresa ad essere più innovativa e meno povera di contenuti. La collisione fra questi due linguaggi genera un nuovo piano dove le leggi asettiche del mondo degli affari sono integrate da un moto creativo carico di idee avveniristiche e rivoluzionarie.

Il settore italiano delle collezioni d’impresa appare però in ritardo di circa 10 anni rispetto allo scenario globale e per il futuro sono numerose le sfide da vincere. Se è indubbio, infatti, che l’arte in azienda può generare significativi vantaggi competitivi sia in termini di reputazione che di performance, perché questo avvenga è necessario sviluppare maggiormente la capacità gestionali e di networking tra le varie realtà imprenditoriali cosiddette artsy e tra queste e il resto del mondo dell’arte. È questa una delle indicazioni più importanti che emergono dall’ultima indagine sulle Corporate Collection in Italia, condotta dall’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano in collaborazione con Axa Art e Banca Intesa San Paolo.

L’arte può ‘fare la differenza’ se inserita in ambito aziendale? Una corporate art collection può influenzare l’andamento economico di una impresa giocando un ruolo attivo? Obiettivo dell’indagine è stato comprendere se le corporate art collections producano degli impatti sulle organizzazioni e se questi siano quantificabili tramite l’analisi di alcuni indicatori economico-finanziari presenti nei bilanci d’esercizio.

L’aspetto innovativo dello studio della Cattolica consiste nell’aver introdotto un metodo di ricerca quantitativo (piuttosto inusuale in questo campo) confrontando un campione di 124 aziende (rappresentativo di circa il 30% dei casi nazionali) con i bilanci d’esercizio di oltre cinquecento mila aziende italiane e, successivamente, mostrando i risultati ottenuti ad un audience di interesse (responsabili di corporate art collections e di attività culturali) a cui è stato chiesto di fornire un commento, un feedback e un personale punto di vista circa la gamma dei potenziali vantaggi che le Arti possono portare all’interno delle organizzazioni aziendali.

I risultati:

I risultati ottenuti dalla ricerca quali-quantitativa sono stati riassunti in dieci punti:

Le aziende che possiedono una corporate art collection hanno in media indicatori economico-finanziari positivi nel tempo.

  1. Nell’ambito dei rispettivi settori produttivi di appartenenza le imprese che hanno collezioni corporate registrano performance migliori.  
  2. Se dal punto di vista quantitativo l’analisi sembra confermare che l’arte faccia bene al business, resta però difficile valutare gli impatti e i benefici portati dall’arte in azienda.
  3. La cultura ha bisogno di tempo. Gli impatti prodotti da un’esperienza artistica, da una corporate art collection e in generale da un investimento in arte, devono essere monitorati in un arco di tempo molto più lungo rispetto ad un’iniziativa economica che produce effetti immediati.
  4. Le aziende coinvolte sostengono che l’investimento in cultura meriti di essere inserito a pieno titolo fra gli investimenti e le scelte economiche che un’impresa può compiere in un’ottica non solo di promozione o di immagine, ma anche di sviluppo e innovazione.
  5. Dalle interviste emerge che, nel rapporto tra interventi artistici e vantaggi economici, un ruolo fondamentale è giocato dalle persone e in particolare dai dipendenti delle aziende, siano essi coinvolti direttamente o indirettamente.
  6. Si evince che il rapporto più innovativo e all’avanguardia è quello capace di coinvolgere direttamente, in modo attivo e ripetuto, i dipendenti e gli artisti in laboratori o esperienze arts-based training.
  7. Ulteriore vantaggio evidenziato dall’indagine qualitativa, riguarda la capacità di affrontare le discontinuità e i cambiamenti da parte delle aziende che investono in arte.
  8. Un elemento comune, sottolineato dagli intervistati, è la necessità di sistematizzare e razionalizzare i propri interventi artistici rispetto alla propria organizzazione.
  9. L’arte infine emerge come strumento per rafforzare il senso di appartenenza aziendale in una prospettiva sempre più globale e multiculturale. 

In conclusione, dall’analisi dei bilanci d’esercizio sembra che si possa affermare che, generalmente, le aziende che possiedono una collezione d’arte godano di ‘buona salute’, registrando performance economico-finanziarie migliori rispetto a chi non la possiede. Risulta tuttavia ancora piuttosto difficile riuscire a quantificare tale relazione tra solidità economica di una impresa e possesso di una corporate art collection. La ricerca di Università Cattolica rappresenta quindi un primo passo verso una maggiore consapevolezza del fenomeno corporate art collection in Italia e dei numerosi vantaggi che un’esperienza artistica può portare in ambito organizzativo. La speranza è che sempre più imprese si affidino all’Arte secondo una logica concreta e strutturata perché solo così può diventare uno strumento strategico e operativo, una possibilità concreta per costruire nuovi modelli di apprendimento e un motore per la crescita economica.

Anche il quartier generale di Executive Service è diventato un luogo polifunzionale dove celebrare l’arte. La passione per il bello e l’interesse per la cultura hanno trasformato le eleganti sale della sede di Milano in uno spazio adatto ad ospitare mostre temporanee di artisti del calibro di Daniela Gilardoni, Carla Sanguineti Alessandra Bisi.

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